CINEMA. SUBURRA, di S. Sollima | Il codice del Samurai

Film: Suburra

Regia: Stefano Sollima

Anno: 2015

Cast: Pierfrancesco Favino, Elio Germano, Claudio Amendola, Alessandro Borghi, Greta Scarano, Giulia Elettra Gorietti

 

 

TRAMA- Pippo Malgradi è un politico di centrodestra che alterna noiose giornate parlamentari a “scappatelle” a base di sesso e droga. Durante una di queste, succede un fattaccio che finisce per coinvolgere dapprima la famiglia di zingari più potente di Roma, poi il clan che gestisce i traffici illeciti lungo il litorale romano e addirittura le più alte sfere di Potere del paese. Restano invischiati in questo turbillon, un giovane PR romano, una prostituta e una lunga serie di personaggi poco raccomandabili. A tenere tutti calmi e ad evitare che si scateni una guerra senza quartiere c’è il progetto Waterfront che coinvolge tutti e che viene gestito con calma serafica e sangue freddissimo da un signore che a Roma chiamano Samurai, un ex criminale molto rispettato nei quartieri (vagamente ispirato a Massimo Carminati, ex Banda della Magliana) e divenuto ormai un garante, una sorta di anello di congiunzione tra i potenti dei Palazzi e i potenti della strada e del malaffare.

LA “GOMORRA ROMANA”- Seguendo gli ultimi fatti di cronaca e in linea con una non autorizzata continuity nazionale che da Napoli (Gomorra) porta alla Calabria (Anime Nere), il cinema italiano c.d. impegnato ispirato alla criminalità organizzata approda nella capitale.

La prima domanda che viene da porsi è: “C’è qualcosa che rende diverso Suburra dai tanti film simili usciti in questi ultimi tempi?” A ben vedere qualcosa c’è ed è un amore recuperato per la finzione (fiction, in inglese) e per il linguaggio strettamente cinematografico. Suburra è un riuscitissimo esperimento di film italiano ad alto budget che decide di non ricorrere più al filtro neorealista e crudo che tanto aveva impressionato in passato ma prende una strada che è “visione”, Cinema allo stato puro. Alcune scene di questo film restano scolpite nella mente e nel cuore di chi osserva proprio per l’originalità e la cura con cui sono state realizzate.

NOIR D’AUTORE- Sollima non è un documentarista ma è senza dubbio un visionario, uno a cui piace reinventare storie, fatti e situazioni con la giusta dose di perfezionismo e puntigliosità. Prendendosi diverse libertà di sceneggiatura che potrebbero non piacere (specie nel finale) e cambiando di quel tanto che basta date, storie e fatti per farli convergere all’interno del racconto, nasce una serie di personaggi “neri” e straordinari, macchiati dentro in maniera indelebile dalla corruzione, dalla violenza e dalla vigliaccheria. Il tutto si muove dentro un poliziottesco di grandissimo impatto emozionale, innescato da un episodio preciso all’inizio del racconto, come una bomba ad orologeria.

Non si avverte in Suburra quella ricerca spasmodica del verosimile che spesso caratterizza i film italiani di questo genere. Lo scopo, al contrario, è quello di trasformare la storia di questi giorni in mito, enfatizzando la bellezza del nero, delle espressioni, dei fondali in penombra e dei primi piani.

I CAVALIERI DELL’APOCALISSE- Si è fatto un gran parlare del cast e in effetti Amendola ma soprattutto Germano e Favino fanno la parte del leone, anche se si resta piacevolmente sorpresi soprattutto dai giovani comprimari come Greta Scarano, Giulia Elettra Gorietti e Alessandro Borghi nel ruolo di numero 8, giovane boss di Ostia. Lontano dal docu-film in bassa risoluzione, questo film riesce ad essere visivamente imponente senza apparire vuoto o presuntuoso. È tutto perfettamente bilanciato nel caos di Suburra: regia, interpretazioni, storia ecc. e questo scongiura il rischio di farlo assomigliare ad una specie di spin off di chissà quale serie tv nostrana (a breve accadrà il contrario, ossia da questo nascerà una serie tv Netflix). La metafora dell’acqua che minaccia di far venire tutto a galla è un classico ma nella Roma di questi tempi diventa un espediente ancora più potente e l’intreccio tra volti, ghigni, incontri/scontri sa molto di western alla Sergio Leone, con Amendola che nel finale si apre l’impermeabile neanche fosse uno dei Long Riders di Walter Hill.

Attorno ai suoi Cavalieri dell’Apocalisse senza alcuna dignità, il regista disegna una Roma che non è né quella caleidoscopica e morente dei film di Fellini né tantomeno quella snob e algida dei film di Sorrentino. La Roma di Stefano Sollima (figlio del grande Sergio) è nera, elegante, un misto di noir e pop, il libro della Genesi senza Noè, la città del futuro di Blade Runner. Un moderno noir pre-apocalittico, sospeso tra il buio senza scampo della città ed i colori tenui del cielo di Ostia la mattina (grande fotografia di Paolo Carnera).

QUESTO NERO SFINA, ECCOME.

di Giuseppe Piacente 

 

 

 

Author: copyisteria

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