CINEMA. L’ADDIO A DUE PIONIERI DEL CINEMA MODERNO | addio a Cimino e Kiarostami

Da qualche giorno, la settima arte ha perso due pezzi da novanta, entrambi nati intorno al 1940 ed entrambi sbocciati artisticamente alla fine dei sessanta. Uno, Abbas Kiarostami, nato nel 1940, faro della new wave del cinema iraniano nel mondo, l’altro, Michael Cimino, classe 1939, stella controversa della new Hollywood post-Vietnam. Due figure così diverse eppure accomunate da una passione e da un rigore fuori dal comune.

L’arte di Kiarostami ha attraversato i decenni corrodendo muri e censure con la pazienza e la forza di un’onda, incantando tre generazioni quasi in silenzio, quella di Cimino è stata invece più simile ad una folgore che qualcuno, colpevolmente, vide per intero solo nel 1978 (Il Cacciatore). Una folgore tanto luminosa da catapultarlo nel gotha hollywoodiano, primo tra i registi che potevano chiedere tutto perché qualsiasi desiderio, qualsiasi budget gli sarebbe stato concesso. Venerato come un dio da major e produttori, volle giocarsi la carta più importante con il suo progetto più ambizioso e splendente, I Cancelli del Paradiso ma la sorte gli giocò un tiro mancino. Il film risultò da subito troppo intimo e ostico per critica e pubblico, che senza mezze misure stroncarono l’opera senza appello. Il film restò incompreso ai più, fatale per uno della sua fama, un po’ come fu il viaggio di Icaro “verso il sole”, che poi, guardacaso, è anche il titolo dell’ultimo film della sua produzione da regista.

“Un artista straordinario ucciso dall’idiozia di Hollywood”. Alberto Barbera, direttore della Mostra del cinema di Venezia.

“Lui non dorme mai. È una personalità ossessiva. È il più faraonico dei registi con i quali ho mai lavorato. (…) Il suo sguardo è fisso sul futuro, sulla storia. Non dà importanza alle sottigliezze”. Oliver Stone su Michael Cimino

Il flop immeritato de I Cancelli del Paradiso, che doveva essere la sua epopea, il suo film corale sulla vita (e in effetti lo era), segnò un punto decisivo, sancendo di fatto la fine o quasi della carriera di Cimino.  Gli anni ’80 di Kiarostami sono invece sfavillanti (“Dov’è la casa del mio amico?”, “Compiti a casa”, “Close Up”). Mentre Kiarostami ottiene ancora tanti riconoscimenti internazionali a Cannes (Il Sapore della Ciliegia, 1997) e nel 2010 con il film “Copia conforme” che valse a Juliette Binoche il premio come migliore attrice, Cimino si rinchiuse in sé stesso, nella sua solitudine, un po’ come succede ai personaggi dei suoi film. Aveva dimostrato le sue doti non solo di regista, ma anche di sceneggiatore (Una 44 Magnum per l’Ispettore Callaghan), raggiunse lo status di autore di rango e regista di riferimento con Il Cacciatore (The Deer Hunter), eppure nessuno gli perdonò più quel passo falso. Di lì in poi fu un susseguirsi di solitudine e conseguenti stranezze.  Eppure quella folgore è talmente fragorosa ancora oggi.

Jean-Luc Godard una volta disse: “Il Cinema comincia con David Wark Griffith e finisce con Abbas Kiarostami”.

 

 

Author: copyisteria

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