CINEMA. Rogue One, a star wars story, di G. Edwards | The dark side of the saga

THE DARK SIDE OF THE SAGA- Lasciamo per un secondo Episodio VII e la nuova generazione di eroi stellari in attesa del grande ritorno di Luke Skywalker in Episodio VIII.

A Gareth Edwards (Godzilla) è affidato il compito di ritagliarsi uno spazio nella saga spaziale per antonomasia con uno spin off che si inserisce temporalmente un anno prima dei fatti di Una Nuova Speranza, quarto episodio in ordine cronologico ma indimenticabile capostipite in sala (1977). La stirpe dei cavalieri Jedi sembra destinata a soccombere sotto i colpi dell’Impero e di Darth Vader, che i più giovani hanno imparato ad associare alle fattezze di Hayden Christensen. Il compito per Edwards non è dei più semplici, specie se si considera che in questo episodio -dal titolo Rogue One- non saranno presenti i personaggi che hanno contribuito a rendere strafamoso il mondo creato da George Lucas circa 40 anni or sono. Il che significa niente Luke, niente Han Solo, niente Chewbe ecc ecc. Tirando le somme…

Rogue One è uno Star Wars nero, senza cavalieri Jedi.

Rogue One è Quella Sporca Dozzina con tanto di combriccola improvvisata di pirati spaziali, tra cui un simil-cavaliere Jedi non vedente (Donnie Yen)

Rogue One è Apocalypse Now, un film di guerre spaziali raccontato come un war movie classico, con tanto di scontro armato su una spiaggia esotica e soldati imperiali immersi nell’acqua fino alle ginocchia (vedi foto).

Ciò che salta immediatamente all’occhio è la qualità dell’immagine e la coerenza raggiunta combinando le meraviglie della CGI di ultimissima generazione con le scenografie e i costumi dell’epoca. Raramente si sono visti su schermo degli effetti speciali di questa portata e di questo impatto. Alcune inquadrature della Morte Nera a picco sul pianeta da distruggere sono vertiginose e il lavoro fatto per “riportare in vita” il Grand Moff Tarkin originale di Peter Cushing vi farà saltare dalla sedia e urlare “Ma come diavolo ci sono riusciti?”. L’entrata di Darth Vader poi è grandiosa.

La sfida è quella di rendere appassionante ed epico un episodio composto (anche se non completamente) per lo più da new entries. Niente “vecchie star” e “giovani leoni” come furbescamente fatto da J.J. Abrams per Il Risveglio della Forza.

Riuscirà uno spin off di Star Wars senza i suoi alfieri storici a conquistare il grande pubblico? Risposta: sì.

Rogue One- a Star Wars Story è un film scuro, moderno, lontano diversi anni luce dalle atmosfere di Episodio IV ma anche della seconda patinata trilogia.

Il confine labile tra Impero e Ribelli è forse la vera novità degli ultimi due episodi della saga e ci consegna un quadro sfaccettato, più complesso, meno manicheo. Se nei film di quarant’anni fa riconoscevi immediatamente il bene dal male, l’impresa è diventata sempre più ardua e adesso si assiste quasi di una fusione molecolare molto interessante dal punto di vista della sceneggiatura.

Non è corretto dire che Jyn Erso (Felicity Jones), la figlia di Galen Erso, non abbia il carisma di Rey (Daisy Ridley) di Episodio VII: semplicemente sono due personaggi completamente diversi inseriti in due storie distinte, avvenute nello stesso universo filmico.

I protagonisti di Rogue One hanno un afflato poco epico e molto terreno; il racconto ha tempi lunghi come quelli della prima trilogia. I personaggi non sono sempre mossi da valori assoluti come la giustizia e spesso non prendono posizione perché non possono prendersi il lusso di averne una. Ora il bene può annidarsi tra le fila dell’Impero e alcuni personaggi, vedasi Galen Erso l’inventore della Morte Nera, sono costretti a gravitare pericolosamente tra le due facce della medaglia.

Diversamente da Episodio VII, i “buoni” di Rogue One sono mooolto meno solari, mooolto più individualisti (da un pdv letterario si potrebbe dire moderni) e possono addirittura fare del male gratuitamente come farebbe un villain qualsiasi, vedi [spoiler] Cassian Andor all’inizio del film; Diego Luna e Oscar Isaac (Episodio VII) sembrano contendersi il testimone di Han Solo, solo che il primo lo fa in chiave nera e decisamente meno baldanzosa. Non è un caso che manchino i cavalieri Jedi.

Rogue One: a Star Wars Story è tante cose ma è innanzitutto un gran film e l’ultimo fotogramma è destinato a diventare quasi un tributo involontario a Carrie Fisher, straordinaria discontinua attrice scomparsa proprio l’altro giorno. Senza la sfrontatezza e il coraggio della sua principessa Leia, oggi non ci sarebbe nessuna Rey e nessuna Jyn Erso.

 

 

Author: copyisteria

Share This Post On

Submit a Comment

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*


*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>

Powered by AlterVista


Seo Wizard powered by http://seo.uk.net