CINEMA. IL CLUB, di P. Larraìn | Un film necessario

Titolo: Il Club (orig. El Club)

Regia: Pablo Larraìn

Genere: Drammatico

Anno: 2015

Cast: Alfredo Castro, Roberto Farías, Antonia Zegers, Jaime Vadell, Alejandro Goic, Alejandro Sieverking, Marcelo Alonso

Dopo la nomination all’oscar nel 2008 per Tony Manero e nel 2012 per No – i giorni dell’arcobaleno nella categoria miglior film straniero, Pablo Larrain torna sul grande schermo con un nuovo film, El Club. Le tematiche cambiano, se negli altri suoi film Larrain ha spesso voluto raccontare quello che è stata la dittatura cilena, in El Club viene raccontato dove finiscono i “peccatori” della chiesa.

LA TRAMA [CON SPOILER]- Ci troviamo a La Boca sulla costa cilena, di fronte alla maestosità dell’oceano pacifico si affaccia la casa in cui si svolgerà quasi l’intero film. Qui quattro preti (Alfredo Castro, Zegers, Jaime Vadell, Alejandro Goic e Alejandro Sieverking) e una custode (Antonia Zegers) vivono in isolamento quasi totale a scontare i loro “errori” fino all’arrivo di un nuovo ospite. Da questo momento in poi si scatenano una serie di eventi che sconvolgono la tranquillità della casa e che porteranno all’arrivo di padre Garcia (Marcelo Alonso) che incrinerà ancora di più gli equilibri creatisi. Iniziano a cambiare le regole, la routine quotidiana cambia, ma elemento più importante, vengono messi faccia a faccia con chi è stato vittima (Roberto Farías) di quegli errori.

PRETI E PEDOFILIA- La tematica del film è sicuramente forte e delicata, il regista riesce ad affrontarla in maniera trasversale senza giudicare nessuno e senza voler lasciare messaggi in codice allo spettatore, che è perciò libero di farsi una sua opinione. Un altro regista quest’ anno aveva affrontato lo stesso argomento, Tom McCarthy con “il caso spotlight”, qui però l’accento viene posto in maniera diretta sull’abuso di potere da parte dell’alto clero che, per ‘salvare la fede dei molti’ nasconde la perversione di pochi (che pochi non sono per nulla) .

La differenza tra i due film sta appunto nell’intenzione diversa di Larrain che si pone come obiettivo quello di indagare dove queste “anime perdute” finiscano e come affrontino in modo del tutto umano e terreno ciò che hanno fatto e ciò che succede loro intorno. Il risultato è un film “necessario”, che suscita emozioni contrastanti, perchè da una parte si percepisce come i personaggi vengano presentati sotto una luce naturale in quanto uomini che hanno fatto errori, dall’altro emerge in maniera forte quanto tutto venga nascosto per motivazioni più grandi, indipendenti dai singoli. La bravura di Lorrain sta nel rappresentare la sua “missione” senza filtri o lenti distorte. L’assoluta naturalezza delle immagini è frutto della bravura assoluta dell’autore, che sotto una luce fioca e naturale non ammicca mai allo spettatore, ma gli lascia la libertà di riflettere.

di Lia Travagliati

Author: copyisteria

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