ESCLUSIVA. COPYISTERIA intervista il regista COSIMO ALEMA’ | Non mi ispiro alla tradizione horror italiana

COPYISTERIA intervista COSIMO ALEMA’ (41), videomaker, regista, proprietario dell’agenzia TheMob. Dopo un’infinità di shortmovies/ videoclip/ spot realizzati, i tempi erano maturi per il grande salto. Al suo primo lungometraggio, dal titolo “At the end of the day”, sono seguiti “Santa” (2013) e “Zeta” (2016) sul mondo del rap italiano.

Lo abbiamo incontrato in occasione della sua opera prima, un thriller che ha ottenuto buoni riscontri al botteghino e che strizza più di un occhio al cinema a stelle e strisce, di cui Alemà si dichiara grande fan. Il suo rapporto con la settima arte, le passioni e quella “tradizione horror” italiana a cui il regista romano dichiara di non ispirarsi. Questo è quello che ci ha detto…

Cosimo Alemà (il secondo in alto da destra)

DA QUANTO TEMPO SOGNAVI DI FARE UN LUNGOMETRAGGIO?

Come è facilmente immaginabile, da molto, moltissimo tempo. i registi di pubblicità come me, iniziano il proprio percorso volendo fare cinema, i primi corti.. poi per 10/15 anni si lavora al servizio dei committenti, dei clienti, delle agenzie pubblicitarie, delle case discografiche. finche un giorno ci ricordiamo che avevamo iniziato per fare il cinema. i films. è andata più o meno così. e ci ho messo molto tempo a riuscire a chiudere il mio primo film.

QUAL E’ LA SFIDA PIU’ GRANDE CHE SI DEVE AFFRONTARE QUANDO SI PASSA DALLA REALIZZAZIONE DI SHORT MOVIES (CORTI/ VIDEOCLIP) A QUELLA DI UN LUNGOMETRAGGIO?

Tutte le sfide creative (la lunga durata, il montaggio, il lavoro approfondito con gli attori, la scrittura e riscrittura della sceneggiatura..) sono sfide bellissime e per nulla difficili. è il bello di dedicarsi con anima e corpo ad un opera che nel bene e nel male lascerà il segno. le sfide più ardue sono quelle produttive. la costanza e perseveranza per superare i tempi dilatati in cui si cercano di mettere insieme i finanziamenti ed i 1000 pezzi del puzzle che servono per iniziare la lavorazione del film. una fase spesso scoraggiante, che si vive ogni volta. adesso, ad esempio, sono nel pieno di una di queste, in attesa di partire con due nuovi film. come dire, fremo…

UNA DELLE PRIME CONSIDERAZIONI CHE SI FANNO DOPO AVER VISTO IL TUO “AT THE END OF THE DAY” E’ CHE NON SEMBRA UN FILM ITALIANO. COSA PENSI DELL’HORROR “ALL’ITALIANA” (ARGENTO, BAVA, FULCI)?

Effettivamente il look del film, e non solo quello, lo rendono un’opera di difficile collocazione geografica. sicuramente per il linguaggio cinematografico si intuisce che si tratta di un film  europeo. la trama collaudata viene affrontata senza gli stilemi americani del genere. è quello che desideravo fortemente. era mia intenzione, e quella dei produttori, realizzare un film che potesse essere visto in tutto il mondo, anche perchè i films italiani sono spesso considerati “country specific”. ecco perchè da subito abbiamo deciso di girare in inglese con un cast interamente madrelingua. non sono un grande fan del genere horror in generale né tantomento della cosidetta “scuola italiana” che hai citato nella domanda. trovo che registi come Argento abbiano fatto molto spesso film piuttosto mediocri. Bava, poi, non è mai riuscito a realizzare un film davvero degno di nota. ad entrambi riconosco il grande merito di aver creato alcune scene e/o atmosfere leggendarie ed essere stati dei pionieri dello stile italiano di genere. ma i film sono quasi sempre stati scadenti. ad esempio, “profondo rosso” contiene tante scene “cult” ma anche tante altre ai limiti del ridicolo. malscritte, malrecitate con effetti speciali discutibili. per fare un paragone con la musica a poco serve avere un gran sound se poi non si scrivono grandi canzoni. nulla a che vedere con Leone che è riuscito sempre a realizzare grandi film. 

IL TUO FILM E’ DISTRIBUITO DA BOLERO, CHE TRA UN PO’ USCIRA’ CON DRACULA 3D, L’ULTIMO LAVORO DI DARIO ARGENTO. E’ IN ATTO UN REVIVAL DEL GENERE HORROR?

in italia non credo. il film di Argento uscirà in pochissime sale e non girerà affatto, così come è già accaduto con “Giallo”. il mio film, e quello di Zampaglione (Shadow) hanno invece avuto un ottimo riscontro all’estero e sono stati distribuiti praticamente ovunque. in italia sono andati benino entrambi al botteghino ma senza nessun exploit in grado di poter dare un serio input nei confronti del “genere”. i produttori italiani sono abituati ad andare sul sicuro e difficile scrollarli dalla commedia. io poi devo anche fare una precisazione, pur piacendomi una certa “new wave” di film europei thriller/horror (martyrs, frontiers, severance, let me in..) non mi sento parte di una “scena” horror. non sono un grande fan del genere e non credo che girerò mai un altro horror. è quasi un caso che At the End of the Day sia il mio primo film.

VIVIAMO IN UN’EPOCA IN CUI, ACCANTO ALLE SIMULAZIONI E AI VIDEOGAMES BELLICI IN SOGGETTIVA, CI VENGONO PROPINATE SCENE DI GUERRA E VIOLENZA REALE. QUAL E’ IL RUOLO DEL CINEMA IN QUESTO CONTESTO?

il ruolo del cinema è sempre quello di critica, a qualunque livello. la cronaca spesso non contiene reali spunti di riflessione sulle cose, al di fuori degli accadimenti stessi. per cui credo che su ogni questione, e certamente sul tema spinoso della guerra, si debba cercare attraverso i film un punto di vista, un enzima che faccia scattare dei ragionamenti nello spettatore. magari come obiettivo secondario nel caso del mio primo film. il tema della guerra non era certo di primaria rilevanza ma aggiungeva un certo spessore, un carattere di verità, di crudeltà alla narrazione e serviva a dare un respiro più ampio alla percezione della storia.

A COSA STA LAVORANDO ATTUALMENTE THE-MOB?

the mob è impegnata come al solito sul fronte pubblicitario in continue produzioni di spot commerciali, promo televisivi e video musicali che sono il nostro core-business da una dozzina d’anni. la società pur avendo realizzato la produzione esecutiva del mio film, si è divisa (insieme a Fulvio compagnucci e Luca Legnani) in una società parallela che si occupa esclusivamente di progetti cinematografici, dal nome 9.99films . abbiamo appena prodotto il nostro secondo film, una commedia italiana questa volta, che vede l’esordio alla regia di un giovane torinese: Francesco Calabrese. staremo a vedere. e poi stiamo lavorando al mio prossimo film che gireremo nel 2013. si tratta di un progetto ambizioso e che insiste nella direzione dell’internazionalità, di nuovo in inglese. sarà un action-movie ecologista, un drama-thriller sull’ecoterrorismo che affronta di petto il tema scomodo dello smaltimento in mare dei rifiuti tossici. sarà interamente ambientato su una nave cargo in mezzo all’oceano indiano. un passo in avanti speriamo, tentando di coniugare spessore contenutistico e genere, spessore narrativo e commerciabilità dell’opera, come i film dei registi che ho sempre ammirato di più, i pochi in grado di coniugare in maniera sublime questi elementi: Polanski, Hitchcock, Spielberg, Demme per dire i primi che mi vengono in mente.

Author: copyisteria

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