CINEMA. PEREZ., di E. De Angelis

Film: Perez.

Regia: Edoardo De Angelis

Anno: 2014

Cast: Luca Zingaretti, Marco D’Amore, Simona Tabasco, Gianpaolo Fabrizio

 

Centro Direzionale di Napoli, 2014. Il Centro Direzionale è un agglomerato di moderni grattacieli che, sorti nel quartiere Poggioreale, a ridosso della stazione di Napoli Centrale, costituiscono un’intera cittadella, ma che nella sua realtà rappresenta una nuova terra di nessuno.

IL CAST- Demetrio Perez prende vita grazie a Luca Zingaretti, ha come rivale Francesco Corvino (Marco D’Amore), giovane camorrista, fidanzato di sua figlia Thea (l’esordiente Simona Tabasco).

LA STORIA- Perez è un anonimo avvocato d’ufficio che conduce un’esistenza rassegnata, incolore, anonima. Si trascina stancamente nelle questioni che la vita gli propone, fino a quando, in un giorno come tanti di Napoli, è chiamato ad assistere Luca Buglione, detto “Centopercento”, (interpretato da Massimiliano Gallo), capo camorrista che ha deciso di collaborare con la Giustizia. Quest’ultimo, determinato a recuperare una partita di preziosi diamanti, nascosti nella pancia di un toro, proporrà a Perez uno scambio di favori: se l’avvocato lo aiuterà nell’impresa, lui troverà modo e occasione per incastrare Francesco Corvino. Per difendere sua figlia, Perez, accetta la proposta di Buglione; con la complicità dell’amico e collega Merolla (Gianpaolo Fabrizio), metterà in pratica l’assurdo piano. L’adesione ad un progetto superiore, la Libertà, condurrano l’uomo Perez fra i rappresentanti del sottobosco “dostoevskijano”, eroe tragico degli eventi; come Kirillov de “I demoni” Perez deciderà di difendere La causa con il sacrificio della propria libertà individuale. È l’unico prezzo possibile per liberare la figlia e se stesso. È l’unica via reale per non soccombere al destino avverso. Da qui in poi gli eventi diventeranno frenetici, incalzanti, il respiro diventerà affannoso, palpitante; tutto scorrerà in fretta, troppo in fretta, il prezzo della libertà sarà un cilindro di eventi che si susseguiranno inesorabili, una maledizione dalla quale nessun degno complotto potrà condurre alla salvezza terrena. Il finale è un epilogo plausibile ma non scontato che lascia lo spettatore smanioso nel suo fermento intellettuale. La rigidità iniziale della trama è un lontano ricordo. Il finale, di chiara matrice nichilistico-decadente, è un quadro desolante della sconfitta umana prim’ancora delle leggi e delle istituzioni.

Illuminante la scelta del brano di Chif e soci “Mazz’ e panelle”, ad inizio film, un po’ come dare delle risposte ad una figlia che non riconosce il ruolo del padre.

IL SONORO- Mentre la trama diventa incalzante, la musica trascina lo spettatore nei vicoli di una Napoli silenziosa, inedita, metallica, a tratti lontana, il centro direzionale diventa un gigantesco organismo insieme vitale e oppressivo, che domina l’esistenza di Perez e circonda il suo tentativo di serrarsi in una tranquilla dimensione domestica, ma Napoli è l’anello di congiunzione nell’intricato rapporto dei protagonisti, e non potrebbe essere diversamente. La musica è un susseguirsi di suoni sincopati che graffiano l’anima e rendono le scene ancor più intime, suggestive. Nella sua malinconica bellezza, la scelta stilistica del flicorno – di Riccardo Ceres le musiche – (strumento malinconico, acuto, che con le sue note bracca attori e spettatori, togliendo loro il respiro) è un diamante ulteriore che impreziosisce un film intelligente, raffinato e ben diretto.

Merito del regista, che libera protagonisti e trama da ogni giudizio morale e da ogni inflessione catto-cristiana in cui colpa e peccato sono espiati attraverso il dolore di una vita confessionale votata alla libertà ultraterrena. L’angoscia è il fardello che si scioglie dinanzi allo svelamento del reale, l’azione è l’anello di congiunzione fra passato passivo ed un presente attivo; fra un’eredità intrisa di silenzi e paure (Perez) e demoniache visioni del quotidiano (Corvino), in cui le ribellioni adolescenziali di un amore impossibile (Thea) racchiudono il cerchio di esistenze altrimenti anonime.

Edoardo De Angelis vuole e manifesta la sua libertà critica attraverso una weltanschauung che vada oltre il manierismo formale del criticismo retorico; andare oltre significa eliminare il superfluo, il non detto, le forzature stilistiche. Il film presenta una trama “asciutta”, diretta, lineare; quella di De Angelis è un’analisi lucida, spietata, a tratti cinica della quotidianità dei protagonisti, Perez. è il racconto di un mondo di ordinaria quotidianità ma che spesso viene presentato e raccontato come qualcosa di straordinario.

Il ritmo è incalzante fin dalle prime scene e nel finale la scenografia assume i suoi colori più cupi. L’angoscia diventa adrenalina pura in una vicenda umana che non lascia più spazio ad alcuna indecisione.

LA CADUTA- La caduta – il riferimento è l’opera di Camus? – dell’uomo Perez non è il riflesso della caduta dei valori societari, come in Camus, ma vuole essere la rappresentazione della caduta dei valori un singolo uomo al di là della società e delle sue leggi. Demetrio Perez è la realtà, Thea è la realtà, non sono figure straordinarie, così la scelta di vivere nella mediocrità come “riparo dall’infelicità” non è una forzatura del regista, ma l’unica risposta possibile di un uomo malato; l’ignavia non è la soluzione ma una via di fuga dalla debolezza di non sapersi più parte della vita.

Perez è schiavo del suo mutismo, è inadeguato nei suoi rapporti professionali e con la figlia, è l’eroe tragico di un’opera che non regala attimi di pausa. Il ritmo è incalzante fin dalle prime scene e nel finale la scenografia assume i suoi colori più cupi. L’angoscia diventa adrenalina pura in una vicenda umana che non lascia più spazio ad alcuna indecisione.

Perez sarà costretto a ridefinire la sua vita, ma quale genitore non farebbe scelte simili pur di salvare il proprio figlio/a? De Angelis non si chiede se la scelta di agire sia giusta o sbagliata. Fa agire Perez al di là del bene e del male, lo fa agire per la necessità di quell’idea superiore che è la Liberta. Lo spettatore non è chiamato a giudicare l’operato dei protagonisti, affatto, potrà applaudire silenziosamente le scelte di un padre schiaffeggiato e maltrattato dalla vita e da una figlia troppo libera per comprendere realmente il significato del suo essere libera; libera di amare e di essere amata da chiunque e in quei tutti , De Angelis, non ha escluso peccatori e assassini.

Illuminante la scelta del brano di Chif e soci “Mazz’ e panelle”, ad inizio film, un po’ come dare delle risposte ad una figlia che non riconosce il ruolo del padre. Libertà di amare è allo stesso tempo libertà di agire oltre le istituzioni ma partecipando con esse, sfruttandole secondo regole e logiche delinquenziali; qui l’unico e vero filo sottile che unisce e separa moralità e moralismo, ma è un attimo perchè la trama non deve lasciare spazio ad alcun giudizio, deve andare dritta verso il suo epilogo.

Perez è un personaggio reale! Verga, Pirandello, Dostoevskij, Shakespeare, Camus hanno raccontato degli Ultimi e dei sofferenti. De Angelis con Perez dà corpo e anima al “suo” ultimo,  disegnando un ritratto limpido, onesto, reale, inserito in un contesto difficile quale è Napoli.

Presentato al Festival di Venezia in Selezione Ufficiale Fuori Concorso, PEREZ. il noir metropolitano diretto da Edoardo De Angelis, uscirà in sala giovedì 2 ottobre distribuito da Medusa.

di Maurizio Musu

8+

Author: copyisteria

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